di Vittorio Spada
Come previsto: la presentazione al Castello Ursino del libro di Pino Vono “I Falchi nella Catania fuorilegge” ha costituito un “vero” evento: la Sala delle Scuderie (e non la Sala delle Armi, come annunciato) nonostante la sua ampiezza, è risultata piccola per il numero dei presenti, ed altri, molti, si sono dovuti fermare nell’antistante Sala del Torrione e seguire l’incontro “via audio”, cioè dagli altoparlanti.
Questa premessa descrittiva per far comprendere cosa rappresenta il libro di Pino Vono nel panorama della pubblicazioni attuali più indirizzate verso i romanzi e poco verso ciò che può riportare alla memoria periodi, a volte “scomodi”, della vita del nostro Paese.
Diversi decenni addietro si è detto tanto sull’attività originaria dei “Falchi”, il Gruppo speciale delle Squadra Mobile di Catania, voluto dall’allora questore Emanuele De Francesco nel 1974 per contrastare l’incalzante e feroce criminalità, ma ben poco si è approfondito sui giovani che costituivano la “Squadra”, su quei giovani che rischiavano quotidianamente la loro vita per dare sicurezza alla collettività.
Pino Vono, uno dei primi “Falchi”, oggi in pensione è sceso in campo, portando all’attenzione con il suo libro momenti controversi della vita del capoluogo etneo, quando e come operavano sul territorio per arginare l’ondata della malavita, nei tempi in cui si negava l’esistenza della mafia a Catania, attribuendo rapine, scippi e furti alla “piccola” criminalità e i continui delitti a guerre fra bande. Così non era, e Pino Vono raccontando in “prima persona” quell’oscura realtà, ha inteso ricomporre il mosaico degli avvenimenti che hanno caratterizzato quegli di sangue a partire dal 1974, mettendo in chiaro vicende che molti avrebbero preferito ignorare, archiviandoli come è accaduto.
Un’azione coraggiosa, quella dell’Autore, altrettanto della Casa editrice – la Mare Nostrum Edizioni srl, di Catania– che ha pubblicato questo volume, così come l’Istituto per la Cultura Siciliana che lo ha voluto presentare.
Fra tante presenze, assenti i rappresentanti della stampa che si ritengono gli unici depositari dell’informazione a Catania. E questa circostanza la dice lunga sull’importanza dell’evento tenuto al Castello Ursino.
I relatori Fabio Failla, Primo Dirigente della Polizia di Stato, Giuseppe Lipera, Avvocato Penalista, Laura Distefano, Giornalista di LiveSicilia Catania, Salvo Barbagallo, Direttore La Voce Dell’Isola, nei loro interventi sono stati introdotti da Luigi Asero, Presidente dell’Istituto per la Cultura Siciliana, che in una interessante diversità interpretativa, hanno focalizzato i chiaroscuri del momento storico principale dell’attività dei Falchi nel territorio etneo, strettamente collegato anche a quello delle provincie limitrofe.
Piuttosto emozionato l’Autore Pino Vono, che ha voluto sottolineare come “questo mio libro-racconto non vuole pretendere d’essere l’assoluta verità su quanto accaduto negli Anni ‘70, ’80 e ’90: vuole soprattutto tentare di far comprendere quali erano le condizioni in cui noi giovani poliziotti eravamo costretti a convivere e operare (…) attorno al clima infuocato di quegli anni, il silenzio assordante degli organi preposti, nel sostenere l’assenza della mafia nel catanese, era allarmante (…) pochissimi giornalisti ebbero la possibilità, o forse il coraggio di scrivere quanto stava accadendo (…)”.
A conclusione dell’incontro, le “sensazioni” di Pino Vono: “Oggi è stata una giornata piena di emozioni… ma quella più forte è di aver constatato attorno a me numerose persone splendide, molte delle quali hanno condiviso con me momenti felici e non. La presenza della Senatrice Valeria Sudano, del Sindaco di Tremestieri Santi Rando, nonché quella di alti e generosi funzionari di Polizia, tutti in quiescenza, come Fabio Failla, Vincenzo Montemagno, Francesco Montagnese e Domenico Percolla, nonché i comandanti le Sezioni della Stradale di Lentini (Nello Cassisi) e Caltagirone (Emilio Ruggieri) hanno dato notevole valenza all’evento. Grazie anche al Segretario Provinciale Tommaso Vendemmia che ci ha onorati della sua presenza.Grazie anche agli organizzatori Luigi Asero e Salvo Barbagallo che hanno creduto al mio progetto. Molti hanno ritenuto strano che io non abbia invitato il Questore di Catania, o un Suo rappresentante…Ho confermato loro di averlo fatto in tempo debito e che la Sua partecipazione sarebbe stata apprezzata notevolmente… Evidentemente erano tutti impegnati…”.
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